lunedì 19 novembre 2007

La rivoluzione culturale

Ci si lamenta sempre di fronte a situazioni sconvolgenti ma si continua a vivere nell'immobilismo più totale. Questo atteggiamento è controproducente ed illogico. O si accetta la realtà in cui si vive, con tutto quello che comporta, o la si combatte realmente, da capo a fondo.

Ma allora perché non agiamo? Cosa ci frena? Abbiamo paura? Il problema è che non ci sono le condizioni neccessarie. Per crearle ci vorrebbe una rivoluzione. Non la rivoluzione delle classi operaie contro i padroni, non la rivoluzione dei poveri contro i ricchi. In questo modo si cadrebbe nel solito errore: sovvertire il Sistema imponendo un nuovo regime. La vera rivoluzione è quella culturale. Senza rivoluzione culturale non si possono creare le condizioni per una democrazia stabile, longeva, che porti pace e benessere.

Il primo passo per intraprendere una rivoluzione culturale è il sovvertimento dell'ordine dell'informazione. Oggi il Sistema tiene in mano il popolo attraverso la comunicazione pilotata e l'informazione controllata. Questo gli permette di resistere! Ecco un esempio concreto per capire meglio: ci sono molti movimenti popolari che si stanno affermando sul territorio e che lottano per cercare di migliorare le nostre condizioni di vita. Ma pochissime persone ne conoscono l'esistenza. Perché? Perché l'informazione è falsata. Perché il regime (di destra e di sinistra) non ci permette di vedere la realtà e ci condanna alla ciecità intellettuale. Conoscere e sostenere queste iniziative, economicamente, moralmente, operativamente, significherebbe l'inizio, in parte, di una rivoluzione culturale. L'alternativa c'è, bisogna solo conoscerla.

lunedì 5 novembre 2007

Passività e disastri

Il pretesto dei cambiamenti sociali ci serve per nascondere una verità di fondo: la contrarietà e l'impossibilità a gestire gli impulsi esterni ed adattarli alla nostra realtà. La coscienza, il rigore e la responsibilità politiche dovrebbero affrontare o prevenire questa eventualità. Purtroppo oggi la politica non riesce in nessun modo ad arginare tali pressioni aliene.
Senza alcun intervento reale la Nazione vive in uno stato di ubbriacatura totale dove la politica è il Dio Bacco. Sono ormai 20 anni che il Dio Bacco sproneggia in mezzo alle strade di una democrazia che dovrebbe fondarsi sul Diritto e la Dignità dell'essere umano. Tanti anni di passività sono stati il preludio ai distastri sociali che stiamo vivendo. Forse non è mai nata da noi la politica. Forse è nata ed è sopravvissuta molto poco. Forse rinascerà. Se rinascerà sarà grazie alla sua essenza stessa.

lunedì 29 ottobre 2007

Schiavi

Niente si muove. Acqua putrida stagna. Non c'è più nessuno a cui credere. Sarebbe inutile. Come si può dar retta a persone cui l'unico scopo sono i soldi ed il potere? Rabbia. Voglia di riscatto, di un futuro migliore costruito con il sudore e la vita. Ma queste cose non contano più perché vivono per un'altro ideale. Vivono per la voglia di sentire l'odore, forte, delle banconote. Ne sono affascinati, li rendono sicuri, li danno forza, li fanno sentire invincibili. Ma in realtà sono schiavi, schiavi, schiavi. Ormai è il loro unico fine, non il mezzo. Schiavi, schiavi, schiavi.....!

mercoledì 10 ottobre 2007

Cos'è l'antipolitica?

In Italia c'è un clima di antipolitica. Argomento discutibile ma di moda. Quante volte abbiamo sentito i politici attaccare duramente questo "movimento". Quante volte abbiamo letto sui giornali lunghi articoli e dibattiti sulla questione. Come Amato che sostiene che il Paese è in un clima torbido come nel '92. Secondo il ministro il vero problema è che nella Seconda Repubblica manca una figura a cui spetta il compito di regolare i processi politici, cioè quella del segretario democristiano (Corriere della Sera, 7/10/2007). Appunto. Affermazione degna di un politico che alimenta questo clima.

Ci sono molti cittadini stanchi della politica attuale. Sono stanchi dei privilegi della Casta, dell'instabilità, delle promesse fasulle, degli interessi personali che prevalgono su ogni cosa, delle lotte interne ai partiti. Molte persone devono confrontarsi ogni giorno con una realtà sempre più difficile ma la politica non offre nessuna risposta reale, concreta. E' come chiamare il 113 e sentire la segreteria telefonica. "Bip. Buonasera siamo assenti si prega di lasciare un messaggio dopo il segnale acustico. Grazie. Bip"...

Questi cittadini si schierano contro la politica, non perché pensano che la politica sia un fallimento ma perché credono che questo modello politico sia fallimentare. Perché è un modello autoreferenziato, inamovibile, dove non c'è alcuna concorrenza ma solo clientelismo, dove chi è "figlio di" conta e conterà, dove nessuno ha la capacità, la voglia e la forza di prendersi delle responsabilità. Questo modello politico non coinvolge più nessuno. Anzi si, qualcuno si. I politici stessi. Ma la politica non è questo. E chi "milita" per l'antipolitica lo ha capito benissimo perché non combatte contro la politica ma contro la mala-politica. E' per l'anti-malapolitica. Tanta gente è stanca di una politica svolta da partiti che pensano solamente ad accaparrarsi dei voti e non pensano a rafforzare le proprie idee, a reagire per agire, ad agire per il Popolo, ad agire per il Bene. Questa politica è morta perché non vuole del Bene.

"Tutte le liberta popolari hanno avuto origine da un'usurpazione dei privilegi delle classi dirigenti." Rainborough.